
Il tatuaggio come simbolo di pellegrinaggio
Oggi vorrei parlarvi di un’antica pratica che era solita fra i pellegrini della chiesa di Loreto.
Nel saggio I tatuaggi sacri e profani della Sacra Casa di Loreto di Caterina Pigorini Beri, studiosa nel ‘800, si legge che durante il XV Secolo attorno alla Santa Casa di Loreto si sviluppò la cultura del tatuaggio. Numerosi pellegrini come segno del loro passaggio al Santuario, in cui si dice essere avvenuta la Sacra Annunciazione, si facevano tatuare dei piccoli disegni dai locali. I tatuaggi venivano eseguiti da famiglie di marcatori, posizionate intorno al santuario, che con il supporto di veri e propri cataloghi di disegni eseguivano i tattoo utilizzando “penne” d’acciaio e il pigmento azzurro dell’indaco. I tatuaggi di colore blu raffiguravano figure, motti, croci, simboli sacri, cuori trafitti, teschi e ancore.
Interessante è anche la pratica che questi marcatori usavano per marchiare la pelle dei pellegrini. Una volta scelto il disegno, si applicava una tavoletta incisa con il disegno che lasciava il segno sulla pelle, dopodiché il marcatore segnava il contorno bucando la pelle con una penna a tre punte, stirava la pelle del pellegrino per far uscire il sangue in eccesso e vi applicava sopra un inchiostro di colore indaco che penetrava nei pori, dando vita al tatuaggio.
Per i pellegrini questa pratica era un simbolo di devozione e una sorta di “non ti scordar di me” marchiato sulla pelle per testimoniare la loro fede ed il loro credo.